La Terapia Mioscheletrica è un metodo di integrazione strutturale,una modalità terapeutica proposta per il riordino della struttura anatomica.
Il fondatore è il Phd Erik Dalton di Oklahoma City e fondatore dell’Institute freedom from pain”.

Il prof. Dalton iniziò ad occuparsi dei danni provocati dallo sport dopo aver subito un grave incidente alle vertebre cervicali durante un allenamento di judo.

L’incidente gli causò immobilità per avere rotto C4-C5 con infiammazione del nervo radiale ed interessamento del braccio. Iniziò così ad interessarsi delle rotazioni vertebrali e delle posizioni compensative che la colonna vertebrale assume come conseguenza di un trauma alla testa, con l’osservazione delle fibrosi e delle sporgenze ossee che si formano nella scanalatura della lamina tra il processo spinoso ed i muscoli rotatori e multifido.

In presenza di un trauma si formava un nodo osseo sulla vertebra che con un lavoro pressorio specifico poteva subire una modifica allentandone la compressione ai fasci neuronali sottostanti.
Il nodo si riduceva notevolmente, il trauma compressivo sulla radice del nervo si era allentata e la guarigione iniziata.
La simmetria creata all’interno della scanalatura della lamina aveva restituito la fisiologica lordosi al collo e così la rettilinealizzazione cervicale poco per volta spariva. Il range articolare ristabilito.

Molti pazienti presentano un raddrizzamento del rachide cervicale pur non avendo subito traumi né seri incidenti e le loro condizioni di salute peggiorano giorno dopo giorno. Il collo posteriormente si irrigidisce e duole impedendo un a rotazione completa alla testa.
Ad ogni modo, è determinante che tutti i muscoli del collo e delle spalle vengano trattati con un profondo massaggio per preparare il terreno al futuro lavoro pressorio sulle vertebre. Il dr. Phillip Greeman affermava quanto segue: “un palpabile ipertono nel 4° strato della scanalatura della lamina verrà sempre trovato in presenza di una disfunzione vertebrale”. Pertanto le parole associate ad un trauma sono: fibrosi (nodo), ipertono.

Un altro fondamentale punto della Tecnica di Allineamento Mioscheletrico (MAT) è stata la classificazione ossea vista come un vero e proprio tessuto connettivo che si interconnette con il sistema miofasciale in profondità. Il moderno terapista non può trattare alcuna fibrosi e disfunzione vertebrale senza avere un’adeguata comprensione di come funzioni questo tessuto, infatti disfunzioni sul telaio delle ossa lungo i percorsi neurologici provoca inibizione nei muscoli rendendo il lavoro miofasciale inutile in molti casi.

Ma quali sono le cause che inibiscono la struttura miofasciale? La moderna ricerca sostiene che quando le superfici articolari sono sostenute da una prolungata contrazione muscolare isometrica, ciò causa un’irritazione dei sensibili meccanorecettori, i quali registrano tutte le variazioni di pressione sulle capsule delle articolazioni. Anche se questi recettori di pressione non generano il dolore nocicettivo, una prolungata forza di compressione causa una locale irritazione sul circostante tessuto neurale, quali il nervo sinovertebrale, e questi messaggi nocivi vengono trasmessi al midollo spinale. Il risultato di questa continua stimolazione può essere palpato sulla scanalatura spinale come fibrosi di 4° strato. Sfortunatamente, le dita del terapista non possono arrivare a liberare tutte le fibrosi del 4° strato. Muscoli come gli intertrasversari e interspinali sono a volte impossibili da palpare, e questi sono spesso i principali colpevoli che creano il blocco sulle faccette articolari. La risposta Mioscheletrica è rilassare questi piccoli muscoli ipertonici responsabili delle disfunzioni vertebrali nel loro complesso garantendo l’intero allineamento del corpo.
Questo “intento osseo” fornisce il terapista odierno di un nuovo potente strumento che dona piacere a chi si sottopone al MAT creando profondi e duraturi cambiamenti.
L’allineamento dovrà iniziare una buona evoluta strategia in grado di riconoscere i modelli di deformazione comuni del corpo umano.

La Terapia Mioscheletrica si mantiene sull’osservazione di due modelli di deformazione anatomica: sindrome incrociata alta e sindrome incrociata bassa.

Osservando questi modelli di disfunzione il terapista individua rapidamente quegli squilibri muscolari che hanno creato asimmetrie e le piu comuni disfunzioni al collo o alle pelvi.

Questi due modelli di sindrome furono in origine descritte da MD Vladimir Janda che le chiamò “sindromi incrociate prossimale e distale”. Il dr. Janda fu il primo ad illustrare chiaramente gli effetti prevedibili di uno stress su specifici gruppi muscolari e dimostrare come questi muscoli squilibrati distorcono le strutture del corpo e la loro funzione.

Identificando questi modelli il terapista può agevolmente iniziare il lavoro di ripristino sulle strutture compresse e danneggiate alleggerendo il dolore. Per un migliore risultato, è necessario includere per prima delle tecniche di allineamento scheletrico laddove muscoli tirati hanno instaurato una trazione irregolare sullo scheletro.

Questo tipo di approccio è un’opera di prevenzione a tutti gli effetti che scarta l’idea riduttiva della ricerca del dolore e fondato su una semplice legge di natura fisiologica: “ Tutti i muscoli striati del corpo umano hanno tendenza a sviluppare prevedibili modelli di sforzo prima di generare quello del dolore”.

Se rispettiamo le leggi biomeccaniche del corpo umano trattandone gli squilibri mioscheletrici e creando simmetria attraverso un corretto allineamento, potremo concludere il nostro lavoro terapeutico, insegnando ai nostri clienti degli esercizi specifici da eseguire a casa che danno supporto al nostro lavoro. La nostra pratica è rivolta a combattere il dolore prima che questo si presenti e pertanto rivolto al benessere generale.